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Immagine del redattoreSimone Cavagnoli

Breve storia del crimine di genocidio: origine e significato


Sono diverse, nelle ultime settimane, le proteste susseguitesi in tutto il mondo per fermare il conflitto che sta dilaniando le relazioni israelo-palestinesi a seguito del massacro compiuto dai miliziani di Hamas in data 7 ottobre 2023. In particolare, la retorica del “genocidio palestinese” è stata più volte ripresa, finendo per essere al centro anche dell’occupazione, in settimana, della sede di Fox News, a New York, da parte degli esponenti del gruppo “Answer”.

"Fox News, Fox News, non puoi nasconderti, le tue bugie coprono il genocidio", queste le parole pronunciate negli slogan, cantati e applauditi, mentre sul pavimento veniva gettato denaro “insanguinato” a rappresentazione della corruzione che Israele attuerebbe sul network statunitense, affinché questo nasconda le atrocità compiute contro i civili dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza.

Il richiamo al crimine di “genocidio” è stato ripreso anche in riferimento allo stesso massacro del 7 ottobre, come avvenuto per bocca della ministra dell'Interno tedesca, Nancy Faeser, secondo la quale l’atto andrebbe considerato come "il peggiore" contro gli ebrei "dai tempi della Shoah".


Ma cosa si intende, concretamente, per “genocidio”? Derivante dalle parole greca “genos” (razza) e latina “cidium” (uccidere), il termine è stato elaborato per la prima volta nel 1944, in piena Seconda Guerra mondiale, nel libro “Axis Rule in Occupied Europe” del giurista statunitense di origine polacca Raphael Lemkin. Esso definirebbe la volontà di distruggere “le basi di sopravvivenza di un gruppo in quanto gruppo” tramite “atti di persecuzione e distruzione”, con particolare riferimento alla contemporanea eliminazione degli ebrei e dei polacchi d’Europa e al precedente sterminio armeno, avvenuto un anno dopo lo scoppio del Primo Conflitto mondiale. Qualche mese prima, era stato invece Churchill a identificare quanto messo in atto dai nazisti come “crimine senza nome”.



Un anno dopo la fine della guerra, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite riconosce il “crimine di genocidio” con la risoluzione 96 dell’11 dicembre 1946, definendolo in qualità di crimine del diritto internazionale come “una negazione del diritto alla vita di gruppi umani… gruppi razziali, religiosi, politici e altri, che siano stati distrutti in tutto o in parte”. Tuttavia la definizione avrebbe potuto essere utilizzata per incriminare una potenza vincitrice come l’Unione Sovietica in riferimento alla sua annessione dei Paesi baltici.

Di conseguenza, a partire dal 9 dicembre 1948, è invece l’Art. 2 della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio dell’ONU a definire, ricercando un compromesso, questo crimine come “ciascuno degli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale”. Entrata in vigore ufficialmente il 12 gennaio del 1951, ad oggi vi aderiscono 130 diversi Stati.


Ed è questo, nel concreto, a distinguere le pratiche di sterminio e le politiche di massacro, avvenute lungo tutto il corso della storia del genere umano, da quanto ha caratterizzato nello specifico il XX° Secolo. Sono infatti sei i diversi “genocidi” che gli storici hanno individuato con precisione nel ‘900:


1.     Genocidio del gruppo nazionale e religioso degli armeni ottomani. Avvenuto tra il 1915 e il 1916, in piena Prima Guerra Mondiale, per mano del governo dei “Giovani Turchi” e in nome della “turchificazione”, un’omogeneizzazione forzata della popolazione nazionale che ha prodotto un numero di vittime pari a 1.400.000, circa il 70% del totale. Il progetto di ridefinizione etno-nazionalista dello Stato, attraverso l’eradicazione territoriale totale del gruppo vittima, è stato attuato attraverso la sistematica deportazione, esecuzione e privazione di cibo ed acqua degli obiettivi;


2.     Genocidio dei gruppi nazionali e sociali dei kulaki, ucraini e prigionieri politici. Accorso lungo il corso degli anni ’30, in nome dell’uniformità di classe e della sovietizzazione del popolo ucraino, avviene nella totale indifferenza della comunità internazionale, con la sottomissione politica e l’eradicazione sociale parziale dei gruppi vittima da attuarsi con metodi comprendenti la pianificazione scientifica di carestie e la deportazione in campi di concentramento definiti “gulag”, ha provocato circa 30.000.000 di morti. Nello specifico, i contadini ucraini morti nel biennio 1932-1933 sono stati 5.000.000, pari al 25% del totale;


3.     Genocidio degli ebrei compiuto dal regime nazista tra il 1941 e il 1945, durante la Seconda Guerra mondiale, in nome dell’uniformità razziale del Terzo Reich. Considerato come il “Genocidio estremo” per la sua unicità, legata alla compresenza di intensità, motivazioni, modalità e carattere premeditato, la “Shoah” ha provocato circa 6.000.000 di vittime, pari al 50% del totale, arrivando al 98% nella regione ucraina della Galizia. La repressione nazista ha contemplato anche l’eradicazione universale totale, da attuarsi immediatamente e progressivamente, di altri gruppi umani da annientare sul piano fisico e socioculturale, come rom e slavi, mediante deportazioni, carestie, negazione di condizioni igienico-sanitarie accettabili, fucilazioni e gassazioni.;



4.     Genocidio cambogiano ad opera dei Khmer rossi di Pol Pot negli anni del loro governo, denominato della “Kampuchea democratica”, tra il 1974 e il 1979. Esso ha visto la morte di circa 2.000.000 di vittime, pari al 40% del totale, in nome dell’eliminazione di un gruppo politico e sociale, identificato con il nome di “nuovo popolo”, mediante una politica di coercizione totalitaria agevolata dall’indifferenza della comunità internazionale. Deportazioni, carestie, malattie ed esecuzioni i metodi di eliminazione prescelti;


5.     Genocidio dei gruppi nazionali e religiosi di bosniaci e musulmani tra il 1992 e il 1995, avvenuto per mano dei nazionalisti serbi e finalizzato alla “serbizzazione” della Bosnia durante la disgregazione della Jugoslavia. L’eradicazione territoriale parziale, contrastata con colpevole ritardo dalla comunità internazionale e attuata con deportazioni ed esecuzioni, ha provocato la morte di circa 120.000 persone, equivalenti al 6% del totale;


6.     Genocidio dei ruandesi tutsi nel 1994, compiuto dagli hutu all’interno di un conflitto di natura socio-razziale che affondava le proprie origini in divisioni e tensioni risalenti all’epoca coloniale. Il numero complessivo di morti si attesta tra gli 800.000 e 1.000.000, uccisi attraverso esecuzioni e stupri di massa pianificati, all’interno di una politica di ridefinizione etno-nazionalista del Ruanda.



Anche per altri eventi, come ad esempio la sparizione di migliaia di argentini conosciuti con il nome di “desaparecidos” tra gli anni ’70 e ’80 per mano della giunta militare al potere in quel periodo storico, è stata utilizzata la parola “genocidio” per individuare il tentato sterminio sistematico di una intera generazione di persone unite dal comune impegno politico.

Tutti questi genocidi sono stati programmati e realizzati grazie all’ausilio delle tecniche moderne messe a disposizione dalla scienza e dalla tecnologia. La pianificazione dei massacri ha contemplato una spersonalizzazione delle vittime. Ed è proprio questo elemento a differenziare questi eventi del XX° Secolo con le stragi ed i massacri avvenuti in epoche storiche precedenti, per le quali l’eliminazione fisica di migliaia, se non milioni di persone, era la conseguenza invece che l’obiettivo perseguito. Tra questi, alcuni casi possono essere rinvenuti, ad esempio, nella totale distruzione di Cartagine per mano dell’esercito romano nel 146 a.C., quando 150.000 abitanti vennero trucidati e i restanti superstiti ridotti in uno stato di schiavitù. Oppure l’eliminazione di 285.000 cristiani accorsa tra il 1587 e il 1610 in Giappone, nel tentativo di arginare un gruppo corposo di persone aventi uno specifico retaggio religioso dalla società nipponica. E, ancora, la sparizione di circa il 90% degli 80.000.000 di nativi americani a seguito dell’invasione dei colonizzatori europei nel Nuovo Continente, causata da un mix micidiale di lavori forzati con annessa bassa natalità indotta, massacri deliberati e shock microbico dovuto a nuove malattie “importate” dagli occupanti.

È alla luce di questi elementi che, nonostante la brutalità dei bombardamenti attuati dall’esercito israeliano sulla città di Gaza, questi non possano essere identificati correttamente come “genocidio”, a differenza di quanto prestabilito negli statuti dell’organizzazione terroristica palestinese “Hamas”. In quello approvato nel 1988, la liberazione della Palestina dalla presenza israeliana viene rivendicato dagli Artt. 2, 6, 7 e 15, nei quali il gruppo si identifica come una diramazione dei “Fratelli Musulmani” (movimento islamista nato in Egitto nel 1928) e dichiara il suo intento di estendere la religione islamica a tutta la Palestina, liberando il territorio da quella che definisce “occupazione ebraica”, attraverso una guerra contro gli ebrei per mano dei quali musulmani “gli uccideranno”. Alla fine del preambolo, viene inoltre citata una frase di Hasan al-Banna, il fondatore dei Fratelli Musulmani, secondo il quale “Israele esisterà e continuerà a esistere finché l’Islam non lo annienterà, così come esso ha annientato ciò che lo precedeva”. Nel nuovo statuto del 2017, invece, pur essendo meno nette le rivendicazioni rispetto all’eliminazione degli ebrei, nell’art. 20 viene riportato che Hamas rifiuta “qualsiasi alternativa alla piena e completa liberazione della Palestina, dal fiume al mare”.

L’intenzionalità nel voler perseguire l’eliminazione dei cittadini israeliani e dello Stato da essi abitato può configurarsi come la base di un progetto concretamente genocidario.

 

FONTI


Bruneteau, B. (2005). Il secolo dei genocidi. il Mulino.


Leo, D. & Negri, M. (2023, 10 ottobre). È vero che lo statuto di Hamas prevede la cancellazione di Israele?. Pagella Politica. https://pagellapolitica.it/articoli/statuto-hamas-sterminio-infedeli-cancellazione-israele


Dpa. (2023, 8 novembre). Faeser: 450 propalästinensische Demos seit dem 7. Oktober. FAZ.NET. https://www.faz.net/agenturmeldungen/dpa/faeser-450-propalaestinensische-demos-seit-dem-7-oktober-19299582.html


Redazione di Rainews. (2023, 17 Novembre). Attivisti pro Palestina occupano Fox News: “Le vostre bugie coprono il genocidio.” RaiNews. https://www.rainews.it/articoli/2023/11/attivisti-pro-palestina-occupano-fox-news-le-vostre-bugie-coprono-il-genocidio-b8fc1843-2ded-4178-bf12-4762cb71bc6d.html

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